ovvero
Abbiamo piantato un albero e lo coltiviamo
Un recente decreto assessoriale (10.2014) fornisce
finalmente alla Regione Sicilia la possibilità di normare ufficialmente la
competenza in Medicina Omeopatica. Ma la storia del lavoro degli omeopati
siciliani per il riconoscimento dell’Omeopatia ha radici lontane.
La storia inizia nel Regno delle Due Sicilie, ad opera degli
ufficiali medici che cominciarono segretamente a curare i pazienti con la Nuova Medicina del
dr. Hahnemann. Negli anni trenta dell’800 essi si incontravano regolarmente e,
nel 1844, ottennero dal sovrano (che già si curava con questa Medicina)
l’autorizzazione a riunirsi in corpo accademico, cioè ad insegnare la loro
competenza. La Regia
Accademia Omiopatica Palermitana fu il primo Istituto di
insegnamento omeopatico d’Europa, ed il secondo del mondo (visto che Hering
–comunque membro della Accademia Palermitana- aveva l’anno prima iniziato le
sue lezioni ufficiali a Filadelfia).
La storia di quegli anni vede la capillare opera di
diffusione dell’Omeopatia in Sicilia da parte di Benoit Mure, poi iniziatore
dell’Omeopatia in Brasile (dove –per inciso- essa è attualmente una normale Medicina Specialistica), la stampa di due giornali omeopatici a
Palermo, ed un regio decreto di equiparazione della Medicina Omeopatica con
quella universitaria che l’Accademia ufficiale riuscì comunque a bloccare prima
che divenisse esecutivo. In quegli anni, a Palermo funzionava anche un
ambulatorio omeopatico con annessa farmacia per la cura degli indigenti, nel
palazzo del principe di San Lorenzo, in via del Bosco; proprio nello stesso
posto dove Garibaldi, entrando nella città insorta, volle il suo ospedale da
campo.
Il neo nato Regno d’Italia centralizzò a Torino l’Omeopatia,
ma ne avviò la progressiva disgregazione in Sicilia e poi anche nel resto della
penisola. Le ultime attestazioni delle attività dell’Accademia Palermitana non
vanno oltre gli anni del primo conflitto mondiale.
Nel secolo scorso, mentre la pratica dell’Omeopatia si era intanto
già diffusa in tutte le nazioni del mondo, in Sicilia riprese soltanto
all’inizio degli anni settanta ed primi corsi di insegnamento con una qualche
ufficialità iniziarono qualche anno dopo, a Palermo nel 1985 presso l’aula di
Farmacologia dell’Università.
I medici siciliani che rifondarono l’Accademia (1992) si
presero il compito di continuare un percorso storico.
Il cammino della nuova “Accademia Omiopatica Palermitana -1844” inizia esattamente
con la rivendicazione della competenza nell’insegnamento, che negli anni a
venire coinvolgerà tutti i medici omeopati siciliani, gli Ordini professionali
dell’isola e successivamente tutta la comunità omeopatica italiana attraverso
la redazione di un Programma Nazionale di Insegnamento secondo standard
europei, il confronto con le Istituzioni ministeriali e parlamentari, e la
nascita della Società Italiana di Medicina Omeopatica, prima società
scientifica italiana di una Medicina Non Convenzionale.
Ancora, dai medici omeopati dell’Accademia siciliana sono
venuti i contenuti e l’energia per il riconoscimento dell’Omeopatia e delle
altre MNC da parte della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (Terni,
2002) e le iniziative per la difesa scientifica e professionale della Branca,
come il processo penale per diffamazione contro Piero Angela (Catania,
2000-2004).
Un corpo accademico cura anche la rifondazione permanente
della sua competenza. Abbiamo ripristinato pertanto l’Omeopatia come Scienza
aperta agli sviluppi della Scienza e della Medicina attuali. Il che vuol dire
che, da un punto di vista teorico, abbiamo partecipato di saperi fondamentali, attraverso gruppi di studio internazionali multidisciplinari:
Pensiero Sistemico, Teorie della Complessità, Epistemologia,
Neurofenomenologia, Medicine Tradizionali, studi sulla Coscienza. Da un punto di vista pratico, abbiamo introdotto nei nostri programmi di formazione: Fisica
Quantistica, Fisico-Chimica delle soluzioni acquose, Epigenetica, Neuroscienze
e Scienze Cognitive.
Il contesto scientifico attuale assegna all’Omeopatia un
ruolo caratteristico e talvolta cruciale in sede non solo clinica, ma anche nell’ambito
della ricerca scientifica, ecologico e sociale. Con diverse Branche vi è uno
scambio reciproco di conoscenze. In molti punti è ormai possibile presentare i
dati clinici raccolti dai medici omeopati negli ultimi duecento anni in una
forma scientifica multidisciplinare. La didattica
omeopatica ha acquisito un linguaggio comprensibile dalla comunità scientifica
più avanzata.
Negli ultimi trent’anni abbiamo insegnato la Medicina Omeopatica
in corsi di formazione post-laurea a medici, veterinari e farmacisti, talvolta
in sede universitaria ma, più comunemente, nei nostri ambulatori e nelle nostre
Scuole private. Nei prossimi anni sarà adesso possibile che tale insegnamento
venga normato ufficialmente e riconosciuto per legge. Ci abbiamo sempre
contato. Per questo motivo, quasi vent’anni fa abbiamo piantato un albero di
ippocastano –un “albero dell’Omeopatia”- nel giardino di villa Magnisi, quando
questa splendida sede venne acquistata dall’Ordine dei Medici di Palermo. Lo
piantarono insieme i medici dell’Accademia, gli omeopati italiani ed il
Presidente dell’Ordine.
Perché un ippocastano? Aesculus Hippocastanus è un rimedio
della Farmacognosia omeopatica, ma anche di quella fitoterapica, antroposofica
e persino uno dei fiori di Bach (queste ultime due farmacognosie, tributarie
comunque di quella omeopatica); il che simboleggia non solo l’Omeopatia ma ogni
Medicina portatrice di un più ampio significato umano. C’è un altro motivo: una
scommessa.
L’ippocastano è un albero che sicuramente attecchisce in
Sicilia, ma non è facile che fiorisca. È una scommessa, la piena fioritura,
come per l’Omeopatia. L’albero di villa Magnisi, da qualche anno, ha preso a fare
i suoi grandi fiori bianchi e, probabilmente, si tratta della fioritura
documentata più a sud d’Europa, almeno a livello del mare. Bene sin qui,
pertanto. Adesso, continuando a coltivare l'albero, aspettiamo i frutti.