venerdì 3 dicembre 2010

Ciro 1

Domanda: “In riferimento al lavoro in corso nel Gruppo Capra, secondo te, quali sono le cose che  a noi davvero interessano ?”
Risponde Ciro D’Arpa (Palermo)

Tre cose.

Primo. In riferimento al futuro prossimo, è in corso un cambio di paradigma nelle scienze ed una nuova scienza emergente comprenderà la precedente. L’omeopatia è molto a suo agio in questo cambio.

Secondo. Per il presente, gli omeopati possono trovare scenari congeniali da percorrere.
Per me, un buon inizio sarà dato dalla ridefinizione delle procedure omeopatiche in termini sistemici.
I tre primi passi pratici (Verona, 5.3.2011) saranno: 1) l’algoritmo della Procedura Clinica Omeopatica Classica, 2) l’algoritmo della valutazione/riprescrizione in corso di Trattamento Anti-Psorico (Hahnemann, Le Malattie Croniche), 3) un foglio di istruzioni per educare i pazienti alla procedura di cura.

Terza, infine, la logica aperta in cui inquadro il secondo punto.
A mio avviso, l’importante dell’omeopatia è disporre di uno strumento con cui entrare (non nella storia, ma) nel meccanismo di coscienza presente del fenomeno osservato.
Attraverso lo strumento della prescrizione omeopatica abbiamo un acceleratore di flusso di ciò che osserviamo.
La storia a cui il paziente è agganciato, è apparente.
In realtà il sistema pulsa in uno spazio di varianti.
Noi possiamo liberare agganci, aumentando i gradi di libertà del sistema.

Noi inoltre, come sistema osservante, sganciato dalla storia del paziente, nell’osservare proiettiamo il nostro campo nello spazio di varianti possibili.
Non è un campo neutro, è un campo curativo.
L’osservazione omeopatica è al centro dell’universo; come ogni altro evento, naturalmente, ma con cognizione di causa.
Lo stesso è stato sostenuto dagli psicanalisti (“il setting è il centro di tutto”), ma la nostra attenzione, ripeto, non è sul significato dei contenuti personali, ma sui meccanismi senso-motori (sui quali operiamo neurofenomenologicamente).
Lo stesso è sostenuto nell’ipotesi dell’unità del campo della coscienza (Laszlo, ad esempio) e in fisica quantistica (“l’osservatore determina l’osservato”).

In quanto omeopati, conosciamo rimedi.
Come immagini? Contano relativamente le immagini, di molti rimedi conosciamo il “nome”. Come dissero i maghi medievali, chi conosce il nome completo di una cosa può comandarle e lei ubbidisce.
Così come gli agopuntori conoscono il nome dei punti del corpo, gli osteopati i nomi delle fasce, i musicisti gli accordi ed i karateki i katà. Nulla di strano pertanto.

Il rimedio, nelle nostre mani, - come ricordava Raffaella- è anche uno strumento conoscitivo, di emersione e di condivisione. Effettua ricollegamenti.

In realtà mi accorgo di aver detto le stesse cose che ha detto Raffaella, con parole diverse.
Un caso di sincronicità?

Analogamente, nel parlare di queste cose, - di Omeopatia e Scienze della Complessità- noi vogliamo suscitare una rete cognitiva, operativa.
Ed esplorare le varianti che emergono nello spazio delle possibilità.

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