venerdì 15 ottobre 2010

Raffaella 1



Domanda: “In riferimento al lavoro in corso nel Gruppo Capra, secondo te, quali sono le cose che  a noi davvero interessano ?”
Risponde Raffaella Pomposelli (direttrice della Scuola di Medicina Omeopatica di Verona)

Riguardare e riflettere su
che cosa prendere del modo di curare attraverso il paradigma omeopatico;
leggerlo in linguaggio attuale
ed esaltarne l'essenzialità

1 - Il Metodo Omeopatico è spiegabile, trasferibile osservabile, percepibile attraverso i nostri sensi e attraverso i sensi del paziente perchè si fonda sull'osservazione.
(l'evidenza è che nonostante l'alta definizione non ha pressochè bisogno di alcuna altra cultura di tecnica della medicina perfino per la prognosi; ed è un metodo "democratico" poichè mette insieme i due saperi, uno della competenza medica, l'altro della sofferenza del paziente).

2 - I sintomi che rappresentano il filo conduttore del discorso che il paziente ci fa quando chiede la nostra consulenza, sono gli stessi che ascoltiamo dal discorso che ci riporta il prover quando sperimenta una sostanza diluita e dinamizzata. Perciò sia il filo conduttore che i sintomi, sono speculari reciprocamente.

3 - La qualità della peculiarità e caratteristicità è l' osservazione stabile, certa che ci conduce a scegliere i sintomi del paziente e i sintomi del rimedio da somministrare. 

4 - La reazione al rimedio somministrato è l'unica osservazione che siamo tenuti a cogliere, insieme alla direzione che il disordine dell'energia vitale prende, per capire che cosa stiamo realmente curando e in quale direzione stiamo andando.

5 - Questo metodo coniuga l'unicità del paziente nel suo modo di vivere e di soffrire con la Legge Generale di Guarigione, che si muove dall'interno all'esterno e dall'alto verso il basso....

I sintomi non agiscono per conto loro, devono essere attivati. 
Essi vengono attivati e disattivati in risposta a determinati segnali: nell'uomo sano attraverso il proving, nell'uomo malato con l'alterazione della forza vitale.
I sintomi caratteristici e peculiari di quel rimedio, sono stabili e costanti sempre.
L' uomo produce quei determinati sintomi caratteristici e peculiari per un periodo quando c'è un'alterazione della sua energia vitale.
Se partiamo da una concezione della vita per la quale l'attività di auto-organizzazione del vivente non ha significato comprensibile senza la cognizione e la consapevolezza di ciò che sta avvenendo dentro di sè, possiamo dedurre che i sintomi nel malato sono l'opportunità di portare alla coscienza la sofferenza che ha alterato in quel momento, in quel paziente, la sua energia vitale e che il rimedio è in grado di sanare perchè sintomi del paziente e sintomi del rimedio si riconoscono  
Insieme avviano una serie di reazioni e di sistemi di feed-back (es: aggravamento dei sintomi presenti, ritorno dei vecchi sintomi) che hanno come scopo fortificare e rendere meno vulnerabile l'energia vitale a quel determinato stimolo.
Un altro sistema di feed-back è la direzione del disordine: nella guarigione non può che essere sempre e comunque centrifuga; deve essere percepita dal paziente  e osservata dal terapeuta, così come l'alterazione dell'energia vitale è centripeta   e anch'essa deve essere percepita dal paziente e osservata dal terapeuta. 
Il rimedio è lo strumento conoscitivo: il processo di cura che attiva il processo cognitivo e conduce alla consapevolezza della sofferenza, è innestato dalla reazione alla somministrazione del rimedio più coerente, più simile. 
Nelle malattie acute, il fenomeno è facilmente osservabile; nelle malattie croniche i sintomi della persona e del rimedio sono solo parzialmante coerenti pertanto ciò che guida il paziente e il medico, è l'osservazione della direzione del disordine e delle sue eventuali complicazioni perchè entrano in gioco le predisposizioni ereditarie, la loro penetranza, la vita emotiva, sessuale e sociale nonchè l'ambiente in cui il paziente vive.
Le variabili aumentano e con esse la complessità sia della comprensione della sofferenza,sia della cura.
Per esempio nel Parkinson o nel Diabete o nell'Artrite Reumatoide Deformante o nel Morbo di Basedow, avviene che il paziente non sa più collegare i motivi che nel tempo si sono moltiplicati e intrecciati che hanno portato la sua patologia ad essere cronica e perciò più complessa da comprendere e da curare.

Queste sono le osservazioni che mi piacerebbe confrontare con la Teoria della Complessità.

Un abbraccio, Raffaella  Pomposelli

1 commento:

  1. Grazie, l'intervento è fondamentale per cercare di capire da dove partiamo.
    Dall'esame del testo, io prendo i seguenti spunti:

    - Metodologia dell’osservazione, significato della
    - Metodologia dell’osservazione, come metodo sperimentale
    - Metodologia dell’osservazione, significato delle peculiarità nella
    - Metodologia di ossevazione e valutazione prognostica nella procedura clinica
    - “Principio generale di guarigione”, basi e definizione
    - Azione primaria e secondaria nell’osservazione fenomenologica
    - Forza vitale in Omeopatia, definizione
    - Forza vitale in Omeopatia e schemi senso-motori
    - Terapia omeopatica e consapevolezza
    - Terapia omeopatica come terapia di risonanza
    - Terapia omeopatica come body-work
    - Terapia omeopatica come terapia della complessità clinica

    Ognuno di questi punti costituisce ambito affascinante di approfondimento nello scopo che ci siamo prefissi di addivenire ad una grammatica univoca e condivisa dei termini.

    Aspettiamo un pò di vedere se altri A. (Autori, Amici) introducono altro (qui in commento o altrove) e poi andremo all'approfondimento.

    CD

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